View of the Fondazione Prada and the Tower on the left.

Fondazione Prada è un immaginario diventato realtà. Come per molti Milanesi amanti dell’arte la ex distilleria di gin trasmutata dall’archistar Rem Khoolas/OMA per PradaMilanoArte, di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli  rappresenta il museo di arte contemporanea della città. Con la Torre, aperta al pubblico  nel maggio del 2018, si conclude l’inaugurazione di tutti gli spazi di 19000 mq della nuova sede della fondazione che ha aperto nell’aprile del 2015.

Le opere esposte attualmente nella Torre rappresentano il lavoro di sinergia tra Miuccia Prada e  Germano Celant, soprintendente artistico e scientifico nonché consigliere della fondazione fin dal 1993 . La Torre, alta 6 metri viene definita come “una varietà di opposizioni e frammenti”. Un palazzo dall’anima mutante, un tetris  che si sviluppa verso l’alto cambiando di piano in piano la geometria della superficie, l’orientamento, i volumi e i materiali stessi.

Atlas, nome della mostra in corso,  è una mappatura della storia della collezione Prada, 12 artisti  seminati per i vari piani, che raccontano in modo unico e singolare  mondi ed estetiche diverse. Si parte, ovviamente, dall’ultimo piano, grande catalizzatore di attenzione, con l’opera di Cartsten Holler. All’installazione si arriva attraverso il Gartenbein Corridor (Carsten Holler, 2000) , un percorso nell’oscurità,   il buio aiuta la mente a prepararsi allo  spaesamento percettivo della  Upside Down Mushroom Room (Carsten höller, 2000  ) una stanza in cui si è sovrastati da enormi  sculture iperrealiste e brillanti di funghi capovolti e rotanti.  Una realtà invertita,  un’allusione agli effetti psichedelici di alcuni funghi, un omaggio a Lewis Carrol ma soprattutto ai vari esperimenti di  George Stratton, scienziato e psicologo dell’ottocento  pioniere degli studi sulla percezione visiva che nel nel 1890, per studiare il meccanismo della retina umana e della percezione, indossò per vari giorni degli occhiali speciali con delle lenti che invertivano la visione.Questa stanza da sola sembra essere da monito aglispettatori, lasciate ogni certezza voi che entrate!

Si passa poi a una sala in cui Eros e Thanatos si incontrano, rappresentati rispettivamente da grandi opere  di Damien Hirst contrapposti a dei quadri coloratissimi  ed erotici di William N.Cooper stagliati sulle pareti . Sicuramente di grande impatto visivo in questa sala è l’enorme tela The Last Judgment, ( Damien Hirst, 2002) , una tela in cui il colore e la consistenza materica rimandano agli esperimenti sul monocromo dei grandi astrattisti e  suprematisti. Una sorte di monolite  composto da migliaia di mosche, un momento mori in versione contemporanea che spiazza l’osservatore.

E’ invece su contrapposti geometrici che gioca il piano con le opere Confluenze ( Pino Pascali, 1967),  del maestro dell’arte povera Pino Pascali e  Michael Heizer, linee rette e figure circolari invadono la stanza occupando lo spazio e le pareti. 

 Si prosegue ai piani sucessivi Mona Hatoum e Edward Kienholz,  Walter de Maria, Jeff Koons e Carla Accardi. Mona Hatoum e Edward Kienholz, stagliati su un enorme finestra che si affaccia sulla zona invece raccontano la violenza e drammaticità della vita, a volte grottesca come nelle opere di Kienholz a volte crudele come nei tappeti di chiodi e nei resti delle camerette bruciate, dell’artista palestinese Hatoum.La scelta di artisti dal sapore cosi forte non non stupisce dato l’amore della fondazione Prada per opere che portino una grande riflessione . 

Negli altri piani ci si può decisamente rilassare, con l’estetica di Walter de Maria , Bel Air Trilogy, 2000–11. L’artista crea un installazione giocosa  con tre Chevrolet Bel Air, trapassate da aste di ferro di geometri diverse che rimandano ai lavori di land art dell’artista.

Non c’e bisogno di presentazione invece per il maestoso Tulip di Jeff Koons, affiancato da tele di materiali plastici e trasparenti dell’artista Carla Accardi che esce un po indebolita dallo scontro con questa grande opera simbolo degli anni novanta dell’artista americano .

Un gran peccato non aver potuto vedere le opere di J.Baldessari, l’ascensore rosa purtroppo spesso inagibile, e il ristorante all’ultimo piano ma sono sicura che con il tempo questi inconvenienti saranno risolti.

La Torre è sicuramente un aggiunta preziosa al cuore di Milano, la sua anima pulsante brilla di multiculturalità, un tassello in più per tutte le persone che con una mostra vorrebbero viaggiare lontano.

text by Fiammetta De Michele.

Carsten Höller, Upside Down Mushroom Room, 2000.

 

Carsten Höller, Upside Down Mushroom Room, 2000.

Carsten Höller, Upside Down Mushroom Room, 2000.

Damien Hirst, The Last Judgment, 2002.

Detail of the fly painting by Damien Hirst, The Last Judgment, 2002.

Damien Hirst, Tears for Everybody’s Looking at You,1997.

Artworks by Damien Hirst.

Artworks by William N.Cooper.

Damien Hirst, Tears for Everybody’s Looking at You,1997.

Artworks by William N.Cooper .

Mona Hatoum, Untitled, ( wheelchair), 1998.

Mona Hatoum, Remains of the Days, 2016.

Mona Hatoum, Remains of the Days, 2016.

Mona Hatoum, Pin Rug, 1998-1999, made by 75000 pins.

Pino Pascali, Confluenze, 1967/2011. Graphic Canvases by Michael Heizer.

WalterDeMaria Bel Air Trilogy, 2000/2011

Walter De Maria, Bel Air Trilogy, 2000-2011.

Jeff Koons, Tulips, 1995-2004.

Jeff Koons, Tulips, 1995-2004.

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